Prendete la Bretagna, il posto più bello del mondo (secondo me).
Aggiungete una Storia ricca di vela: les Glenans, Eric Tabarly, Loick Peyron, Michel Desjoyeaux… tutti nati con “il mare attorno al cuore”.
Una spruzzata di acqua fredda e vento forte, basse ed alte maree, surfisti e Char-a-Voile, ostriche e crépes.
Condite il tutto con 101 fireball, di 9 nazioni da 4 continenti. E innaffiate con 4 equipaggi italiani, giovani e meno giovani.
Dopo 12 anni si torna in Bretagna: nel 2006 ero stato a Perros-Guirec che ospitava gli Europei, quest’anno si va a Carnac (costa sud) della Bretagna per i Mondiali. Luogo popolato fin dalla preistoria (famosi gli “Alignements” di epoca Neolitica), vera e propria icona della vela mondiale.
Bellissimo il campo di regata, protetto dalla penisola di Quiberon, che ci ha riparato dalle onde e dalle correnti.
La flotta italiana arriva in ordine sparso: si fa notare il solito ritardo di Cocu (partito solo 10 giorni prima in camperino con tutta la famiglia), il triplo carrello dei Fiore-bros e soprattutto la pittoresca stazzatura di ITA-12518, la rinnovata barca di Jack Flower. Praticamente un work-in-progress continuo, sotto il benevolo sguardo dello stazzatore.
Il 1° giorno è durissimo: 2 prove, 25 nodi, freddo e tanti… troppi Inglesi che ti saltano addosso da tutte le parti. Il Comitato sperimenta una linea di partenza pittoresca: barca giuria in mezzo e 2 controstarter, uno a destra e l’altro a sinistra. Il risultato è una “scuola di partenze” devastante: tra bandiere U e bandiere Nere ci alleniamo con quasi una decina di partenze annullate.
Triangolo vero: bolina infinita, lasco interminabile, strambata improbabile, lasco interminabile, bolina infinita, poppa paurosa, stacchetto terrificante.
Per la 2° prova, visto che ci sono solo 25 nodi, il Comitato decide di aggiungere un giro di triangolo…
Regata di mera sopravvivenza: 44 tra DNF e BFD e dominio Inglese nella Top Ten. Oltre i soliti nomi (Dobson, Wagstaff, Hall, Burge, Wade, Gillard), spicca il 2° posto dei coniugi Clark. La timoniera, Penny, ha partecipato alle Olimpiadi di Pechino, finendo 9° nel Laser Radial (tanto per fare capire il livello…).
Dramma sfiorato al rientro: i nostri amici Hernandez naufragano e il povero Esteban va in ipotermia. Dopo un po’ di parapiglia arrivano i soccorsi e tutto si risolve per il meglio.
Tra gli Italiani, a fine giornata, Leone/Cocuza sopravanzano di una posizione Minotti/Guglielmo, 56 a 57. Fuori tempo massimo (per poco) nella 2° prova Rebecca/Tia, molto saggi Matteo/Jack che si ritirano quando il vento si fa pericoloso.
2° giorno: previsioni inaffidabili. Il nostro Meteorologo privato, Zanillo da Poirino, dirama un Comunicato fuorviante: 5 nodi con rotazione da Nord ad Est. Se ne presentano 15, da Ovest. Almeno però c’è il sole, che rende il panorama bellissimo.
Si ripete il dominio anglosassone con Dobson/Wagstaff in testa, seguiti dai Clark e Burge /Schieber.
Si ripete l’anonimato italiano: Leone/Cocuza veleggiano tra i 50 e 60 (come la loro età…), il Minottauro tra i 70 e gli 80, Rebi e Tia tra gli 80 e 90, e Matteo/Jack tra i 90 e 100.
Nel frattempo il Comitato aveva deciso di abbandonare la “partenza pittoresca” del 1° giorno per tornare al metodo tradizionale: panico tra la flotta italiana che, non avendo letto il Comunicato, vagava sperduta alla ricerca del controstarter di sopravento…
3° giorno: il Meteorologo di Poirino ci aveva azzeccato, ma non fu creduto. Viveròn-style, non Quiberòn-style.
Pochissimo vento, 1 sola prova accorciata, risultati ancora più deludenti per gli Italiani (a parte Matteo/Jack che piazzano un ottimo 51°). A me costano un gioco di vele semi-nuovo, visto che il vecchio Leone sentenzia: “le tue vele fanno cag**e!”
Un’ode al gentil sesso la 5° regata: nella top-ten ci sono 4 timoniere di 4 nazionalità. La Ceca Johanka, l’Australiana Heather, la “nostra” Christina e la solita Penny Clark. Cocu sorride soddisfatto dicendo: “Io ho sempre creduto nelle Timoniere donne!”
Mercoledì Lay-Day per tutti, tranne che per la flotta italiana. Dopo un’esaltante mattinata di Char-a-Voile, si passa al turismo estremo. Guidati da un’inesauribile Lippolis, non la cognata Georgia ma la moglie Barbara, si parte alla volta di Pont-Aven e Coincarneau. Centinaia di chilometri per apprezzare la bellezza dei paesini bretoni. La flotta apprezza..
Giovedì si comincia a vedere la fine: non del Campionato, ma della nostra resistenza. Dovendo recuperare una prova, facciamo 3 regate. Anche stavolta il Meteorologo di Poirino non ne azzecca una. Freddo e vento fresco, forse la giornata migliore per Leone/Cocuza che però scuffiano sotto spi alla 3° compromettendo una bella prova. Peggio per Minotti/Guglielmo che si beccano una BFD nella 1° prova e standardizzano il 69° come risultato nella 2° e 3° regata.
Nel frattempo di delinea la classifica: la vittoria è un affare tra Burge, Clark, Gillard e Dobson. Pochi punti li separano, con l’arrivo del 2° scarto può accadere di tutto.
Venerdì ultimo giorno: giornata splendida! Il Meteorologo di Poirino si ritira e spunta il sole e fa addirittura caldo, bambini in spiaggia e vele ovunque. Uno spot per il mare! L’ultima partenza fissata per le 15 permette di disputare una sola regata con un vento di circa 8 nodi.
Vince la coppia Australiana: Heather Mac Farlane/Chris Payne.
Si confermano le gerarchie italiane: Leone/Cocuza piazzano l’ennesimo 45°, seguiti dal Minottauro, Rebecca e quindi Matteo con Jack.
La vittoria finale arride ai fortissimi Burge/Schieber seguiti da coniugi Clark e dal Campione del Mondo uscente Gillard.
6 Inglesi nei primi 10, 7° posto per i Cechi Cap/Prochazka, 8° gli Svizzeri Mermod/Moser, 10° gli Irlandesi Mac Cartin/Kinsella. Il primo dei Francesi arriva solo 18°.
Noi finiamo 57°, Minotti 76°, Rebecca 90°, Matteo e Jack 93°: purtroppo, il nostro livello medio è questo. Saranno le vele vecchie, sarà la scarsa confidenza con venti forti, forse l’abitudine a partire con 10 invece che 100 barche, sarà la mancanza di allenamento, magari la forma fisica o lo scarso affiatamento degli equipaggi.
Sarà… sarà… sarà… Da tempo si discute di stage e allenamenti: in effetti, ogni tanto sembrava di giocare ad un altro sport. Loro a motore e noi a remi!
Dulcis in fundo, il premio vinto da ITA-12518 come 1° classificato tra i fireball classici. Succedono nell’albo d’oro a nomi importanti, come ad esempio mamma e figlia Enrica Bertini e Paola Capizzi nel 2013 in Slovenia.
Nota di merito al Comitato e ai concorrenti: poche proteste, molto fair-play, campi di regata perfetti.
Nota di demerito al Club: cena modesta, rinfreschi a fine regata immangiabili, spazi un po’ stretti e soprattutto… nemmeno una maglietta dell’evento (e dire che ero venuto solo per quella).
Almeno sotto questo aspetto in Italia siamo i numeri 1.
Buon vento a tutti, Cocu